Il transito di San Giuseppe
Il quadro correggese, datato sul retro dell’assito posteriore “12 agosto 1740” gli venne commissionato dai Chierici Regolari delle Scuole Pie di Correggio, come si evince anche da una registrazione nella medesima data dell’Inventario generale del Convento rintracciata da Valter Pratissoli: Fu posto in Chiesa nostra il Nuovo Quadro del Transito di San Giuseppe, fatto per mano del Signor Mauro Soderini Fiorentino, in prezzo di 30 filippi; dodici e mezzo de’ quali ha speso la Casa e gl’altri sono stati trovati per Carità del Padre rettore da vari Benefattori.
La tela di San Giuseppe, di sostenuto livello qualitativo, si viene ad inserire a pieno titolo nello scarno catalogo dell’artista con speciale e forte autorevolezza.
Il tema raffigurato nella tela, cioè la morte di San Giuseppe assistito da Gesù e da Maria, sebbene sia narrato solo da Vangeli apocrifi, è caratteristico della Controriforma cattolica tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, dove san Giuseppe diviene patrono della “buona morte” e delle Confraternite formatesi sotto questo titolo. Durante le funzioni religiose, in occasione di lutti imminenti o recenti, i confratelli invocavano l’intercessione di San Giuseppe per l’anima che stava per lasciare (o aveva appena lasciato) il mondo terreno.
Diffuso a Roma, Napoli, Bologna (celebre un quadro di Annibale Carracci), in Francia (Provenza) e in Spagna (Goya lo dipinge ancora nel 1787), il soggetto trae origine da un episodi descritto dai Vangeli apocrifi, in particolare dal Vangelo di Giuseppe.