Arazzi – serie Giardini – Cefalo e Procri
L’episodio, tratto dalle Metamorfosi, VII, 797-803, ci narra dell’infelice storia coniugale di Cefalo e Procri, qui raffigurati l’uno appoggiato alle gambe dell’altra.
La lancia posta ai piedi rivela l’identità di Cefalo.
Cefalo era amato da Eos, dea dell’aurora che mise in dubbio la fedeltà di Procri, suggerendogli di metterla alla prova.
Dopo alterne vicende, Procri fuggì da Cefalo e divenne amante di Minosse, re di Creta, che le regalò una lancia magica che non falliva mai un colpo e il cane Lelapo, suscitando l’ira di Artemide, che la lancia e il cane aveva donato proprio a Minosse.
I due sposi riuscirono in seguito a riconcigliarsi, ma Artemide decise di vendicarsi.
Un giorno Procri, pensando che Cefalo fosse ancora innamorato di Eos, durante una battuta di caccia si nascose in un cespuglio per spiare l’amato.
Cefalo, sentendo un fruscio nel cespuglio e pensando che vi si nascondesse una fiera in agguato, afferrò la lancia che non mancava mai il bersaglio e la lanciò contro il cespuglio, uccidendo accidentalmente la moglie.
Nell’arazzo la loro storia ha però un esito finale più lieto e i due sposi vissero insieme.
E’ il finale che Niccolò II Postumo da Correggio introdusse nella sua Fabula de Cephalo, messa in scena nel 1476, diventando in breve il motivo ispiratore di moltissimi dipinto dei secoli dalla fine del Quattrocento in poi.
E’ verosimile quindi, che la fonte cui si rifece Mattens sia stata proprio l’opera del da Correggio e non il testo ovidiano originario.