Il pendaglio a rotella di Mandrio
Giunto al Museo di Correggio nel settembre del 2010, il pendaglio a rotella è un oggetto di notevole interesse archeologico rinvenuto fortuitamente in superficie negli anni Novanta nella zona tra Mandrio e Mandriolo, a pochi chilometri da Correggio.
Si tratta di un disco circolare in bronzo databile tra la metà del VII e la metà del VI secolo a.C., composto da tre anelli concentrici uniti da quattro barre radiali e spazi scarsamente uniformi tra gli anelli. Attorno alla metà inferiore dell’anello più esterno è attorcigliata una verghetta di bronzo appiattita e spezzata in alcuni punti, la quale a sua volta forma dei pendenti di lunghezza irregolare. Questo tipo di disco è diffuso principalmente nella fascia adriatica e tirrenica, dove se ne conoscono diverse varianti, soprattutto per quanto concerne le dimensioni e il numero di anelli concentrici.
Secondo recenti studi sui pendagli della media e tarda età del bronzo diffusi nell’Italia centro-settentrionale, questo tipo di manufatto ha origine nell’Europa centro-settentrionale già dalla fine della media età del bronzo (ca. 1550 a.C.) e raggiunse la massima diffusione nel periodo del bronzo tardo (1550 – 1200 a.C.), con la cultura dei campi di urne. Ai pendagli a rotella sono strettamente legati quelli a ruota raggiata che trovano le prime attestazioni nell’Europa centrale, all’interno della grande cultura di Hallstatt (1200 – 500 a.C.) e gli spilloni con capocchia a ruota, particolarmente diffusi nella cultura celtica. Queste manifestazioni rimandano alla simbologia solare e al motivo della ruota, strettamente connesso a questo culto, tanto che talvolta finiscono col sovrapporsi e confondersi.
Sono soprattutto i contesti funerari a restituire questo tipo di oggetto, sicuramente rientrante nella sfera dell’ornamento come pendagli da portare appesi al collo, alle vesti o alle fibule, ma possono anche essere stati utilizzati come phalera, dischi decorativi in metallo che ornavano sia le corazze degli uomini sia la bardatura dei cavalli.
In Italia questo pendaglio è noto già nel periodo proto villanoviano e il tipo senza anello di sospensione è diffuso solo durante l’età del ferro. Oggetti di questi tipo sono stati trovati nelle Marche, nel Lazio (varianti), in Campania, in Calabria e in Sicilia.
Sembra che alcune varianti di questo tipo siano presenti anche a Veio (RM) e a Tarquinia (VT) dove se ne trova una tipologia che dimostra la fusione tra i più canonici pendagli a rotella e quelli a ruota raggiata Recenti studi di Giovanni Colonna sul rapporto tra Umbri ed Etruschi in Val Padana, partendo dall’analisi di alcuni passi della Geografia di Strabone, hanno ripreso indagini svolte in alcuni siti della Romagna fin dagli Anni Settanta e le scoperte del sito del Forcello nei pressi di Mantova dove la presenza umbra è risultata certa. Si ha così conferma di quanto sostenuto anche da altri autori antichi, cioè la diffusione degli Umbri in un ampio territorio che andava oltre la Romagna, raggiungendo le zone del Ferrarese, della Bassa Modenese e del Basso Mantovano.
La connessione tra Val Padana e cultura di matrice umbro-picena si chiarisce ulteriormente se pensiamo che già nel tardo VII – prima metà del VI secolo a.C. si hanno tracce di questa presenza a nord del Po, per cui è probabile che il successivo arrivo degli Umbri quasi un secolo dopo abbia seguito una direttrice precedente e già consolidata
Il ritrovamento a Correggio di un tipo di pendaglio diffuso nella fascia adriatica, e quindi come si è visto in area picena ma probabilmente anche umbra, datato esattamente ai secoli in cui si trova traccia di questa cultura anche in altre aree dell’Italia settentrionale, non può che essere una prova a sostegno di una forte presenza umbra in questa regione.
Stefania Bellei
Ultimo aggiornamento
28 Luglio 2022, 10:46