Sala del Seicento
Esaurita la spinta cinquecentesca, nel Seicento predomina a Correggio uno sviluppo della pittura improntato al conservatorismo e al provincialismo. Non mancano, tuttavia, testimonianze della riforma introdotta dai Carracci, come ci testimonia la pala della “Madonna con il Bambino in gloria e i santi Sebastiano, Girolamo, Giovanni Battista, Paolo eremita e Rocco” di Baldassarre Aloisi detto il Galanino (1577 – 1638). Firmata e datata: Baldassar. Aloisi Bononien. MDCVII, la tela venne dipinta per la Confraternita di San Sebastiano di Correggio. Tra le rare opere superstiti di questo pittore, cugino per parte di madre di Annibale e Agostino Carracci, si pone in sintonia, per la ricerca di monumentalità e una sorta di severo patetismo, con le coeve creazioni di Ludovico Carracci. Mentre la luce che sorge da sinistra fa emergere in primo piano le figure dei santi, ognuno dei quali è accompagnato, quasi per un’esplicazione didattica, dal proprio simbolo iconografico, l’uso del chiaroscuro e la raffinatezza nella resa dei panneggi costituiscono tratti caratteristici di quest’imponente opera.
Risale forse alla metà del Seicento un’opera di grande impatto, anche se di problematica e controversa attribuzione: la monumentale pala raffigurante “San Bernardino risana gli infermi mostrando il nome di Gesù“, già nella Cappella Augustoni in San Francesco. In un primo momento venne fatto il nome di Mattia Preti (1619 – 1699), per poi discostarsene in anni più recenti, mancando i caratteri stilistici più peculiari dello stile del calabrese a quell’epoca.
Pregevole è il “Ritratto di gentildonna“, dove l’autore ha finemente descritto il ricchissimo abito tempestato da perle e gemme, l’acconciatura impreziosita da un monile di perle a goccia “a fontana” e il garofano nei capelli, simbolo di promessa matrimoniale. Per lungo tempo si è ritenuto erroneamente che effigiasse Veronica Gambara ed è stato variamente attribuito a Sante Peranda o Frans Pourbus il Giovane. Di certo la tela, databile agli anni attorno al 1610, deve essere ascritta ad uno dei numerosi autori fiamminghi che in Italia ebbero un ruolo di primo piano nella ritrattistica di corte tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento.
All’ambito emiliano deve essere ricondotta la coppia di piccoli quadri raffiguranti un “Angelo Annunciante” e una “Madonna Annunciata” che denunciano un’elevata qualità formale con un uso assai fine del colore. In particolare, il volto dell’angelo deriva da quello dipinto da Guido Reni nel 1628 – 1629 nell’Annunciazione, oggi nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno (già nella chiesa di Santa Maria della Misericordia).
Provenienti da collezioni private sono: la “Sacra Famiglia con San Giovannino“, ritenuta da D. Stephen Pepper, insigne studioso dei Carracci, come il primo dipinto conosciuto di Ludovico, databile al 1579 – 1580, e la “Lucrezia“, di Guido Reni, il maggior rappresentante del classicismo seicentesco, che si dichiarò sempre debitore del vivissimo magistero di Antonio Allegri, suo adorato esempio.
Alla fase seicentesca appartengono anche: il quadro con I Santi Pietro e Paolo e incoronazione della Vergine (collocato alla fine della Galleria del Cinquecento) datato, grazie ad un’iscrizione, 1645, e proveniente dalla Chiesa di San Giuseppe e “La visione del Beato Domenico da Soriano“, opera di anonimo maestro modenese.
Il Seicento correggese si caratterizza inoltre per alcune repliche del Correggio, come la copia del “Riposo durante la fuga in Egitto“, di Jean Boulanger (1606 – 1660) già in San Francesco, dove venne messa in sostituzione dell’originale fraudolentemente trasferito a Modena da Francesco I d’Este e oggi agli Uffizi. Rinomato fautore di questa tradizione fu Giuseppe Capretti (1641 – 1725), di cui è esposta l’interessante copia dei “Quattro Santi“, con la variante di Sant’Orsola che sostituisce Maria Maddalena. Di Carlo Cignani è invece un disegno che riproduce il particolare centrale de Il Giorno, raffigurante la “Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena“, che senza dubbio l’autore ebbe modo di vedere durante il soggiorno a Parma per i lavori nel Palazzo del Giardino (1679 – 1681).
Al centro della sala sono presenti due statue raffiguranti l'”Immacolata Concezione e Sant’Antonio da Padova” (una terza dello stesso autore, raffigurante San Francesco è collocata nella chiesa omonima di Correggio) eseguite dal bolognese Angelo Gabriello Piò tra il 1752 e il 1753 e provenienti dalla chiesa di San Francesco.
Ultimo aggiornamento
25 Ottobre 2022, 14:53