Storia della collezione
La formazione della collezione
Disperse, con la fine del Principato e le spoliazioni del Palazzo dei Principi, le collezioni dei da Correggio, fu attorno ai pezzi superstiti del ricco paramento di arazzi fiamminghi di manifattura brussellese (salvatisi da requisizioni e saccheggi) che si venne ad aggregare il primitivo nucleo della raccolta di opere d’arte della Comunità correggese.
Nel 1786, quando la Comunità poté disporre per la prima volta di una sede propria e stabile (il fabbricato già dei Padri Scolopi), si diede corso ad importanti lavori di ripristino e decorazione dei nuovi ambienti e nell’apparato decorativo figuravano anche gli “arazzi loro cornici ed opere in adattarle nelle camere e portiere di damasco e scranni”.
Alcuni arazzi erano stati tagliati in due e in quasi tutti erano state anche asportate le bordure, tanto da ricavarne 18 pezzi: 6 della serie cacce, 5 della serie giardini, 1 festa popolare, 4 bordure e 2 frammenti.
Fu in quell’occasione, poi, che nell’atrio della sede municipale furono posti gli antichi campioni dei materiali per le fabbriche e le unità di misura in vigore all’epoca del principato, un tempo conservati nel palazzo pretorio.
Poco meno di un trentennio più tardi, in piena epoca napoleonica, si venne ad aggregare un secondo nucleo di opere. Nel 1813, infatti, su istanza della Commissione d’istruzione comunale che aveva invitato il podestà a promuovere un appello per la raccolta dei ritratti dei correggesi illustri nelle armi, scienze, lettere ed arti, quale “omaggio di venerazione alla memoria di quei grandi”, numerose famiglie correggesi, risposero all’appello, donando un discreto numero di ritratti dei secoli XVI e XVII. Opere che, salvo qualche eccezione, non possiedono particolari qualità artistiche, ma risultano di prevalente interesse storico-iconografico (sotto, da sinistra, abbiamo i ritratti di Domenico Ravicio, Paolo Grassi e Claudio Merulo).
Un secondo filone di acquisizioni, destinato ad incrementarsi (con donazioni e acquisizioni nei decenni successivi), era incentrato sulla raccolta della produzione degli incisori correggesi la cui fama si era estesa ben oltre i confini locali, quali Giuseppe Asioli, Samuele Jesi, Delfino Delfini e Francesco Redenti.
Fu solo nell’ottobre del 1859 che Ferdinando Asioli, primo sindaco di Correggio e professore alle Belle Arti di Modena, manifestò il desiderio di un completo riordino delle raccolte della Galleria Comunale (all’interno del Palazzo Comunale), tra cui spiccava, per numero dei pezzi, la grande (83 quadri) raccolta costituita dalle copie di opere del Correggio che nel 1830 era stata acquistata dal podestà Pietro Rossi Foglia a Parma da Ercole Scarabelli, per documentare la produzione del grande pittore e conservarne in patria, che aveva perso tutti gli originali un tempo presenti, la memoria e la tradizione.
Dalla fine degli Anni Cinquanta, poi, l’Ferdinando Asioli acquisì il corpus incisorio di Paolo Toschi e della sua scuola sull’opera allegriana, con prosecuzione degli incrementi presso l’editore dopo il 1860, formando una raccolta di oltre quaranta tavole.
Ormai la consistenza del patrimonio rendeva necessari nuovi e più ampi spazi. L’occasione di un nuovo piano di ristrutturazione della Galleria e di sistemazione del patrimonio storico-artistico si presentò nel 1880 in concomitanza con l’inaugurazione del monumento al Correggio eseguito dallo scultore Vincenzo Vela.
Ultimo aggiornamento
5 Luglio 2023, 19:06