Palazzo dei Principi
Costruito tra la fine del XV secolo ed il 1508 (data di ultimazione dei lavori dell’ala nord-ovest e di parte dell’ala sud), il Palazzo dei Principi fu dapprima residenza di Francesca di Brandeburgo, vedova del conte Borso da Correggio, e dei suoi figli Gian Francesco e Manfredo.
Dopo la caduta del Principato correggesco, il Palazzo fu per oltre due secoli sede del Governatore Estense e degli uffici di governo (Provveditore Ducale, Cancelleria, Dogana, eccetera). Nel corso del XIX secolo, persa ogni prerogativa pubblica, il Palazzo andò incontro ad un rapido e grave degrado, finendo per essere utilizzato per usi differenti e sovente impropri. Alla metà del XIX secolo l’intera ala est venne demolita e ricostruita (su progetto dell’architetto Francesco Forti in occasione della costruzione dell’adiacente Orfanotrofio Contarelli). Il grave stato di degrado indusse l’Amministrazione Comunale ad intervenire con un primo esteso restauro, curato dall’architetto Guido Zucchini tra il 1925 ed il 1927.
Successivamente, dal 1966-67, iniziarono ulteriori e radicali interventi che hanno portato al completo recupero artistico e funzionale dell’intera struttura. Nel 1968 furono risistemati gli archivi storici (secondo piano), nel 1971 venne aperta la nuova biblioteca comunale (primo piano, ala est), nel 1973 fu la volta della fonoteca (piano terreno), nel 1989, infine, venne aperta la videoteca (piano terreno).
Seguì, nel 1995, il Museo Civico, chiuso nel 1996 (come gli altri Istituti Culturali presenti nel Palazzo) a seguito del sisma che colpì la città nel mese di ottobre di quell’anno. I grandi lavori di restauro hanno portato alla riapertura nel 2003 della Biblioteca Comunale “Giulio Einaudi” (ora al piano terreno e all’ammezzato del Palazzo) e nel 2004 del Museo e degli Archivi Storici.
Oggi, il piano terreno ospita i locali della Sala Conferenze “Arrigo Recordati” (con l’adiacente Sala dei Putti) e, come ricordato, la Biblioteca Comunale “Giulio Einaudi”.
Al primo piano si trovano le sale del Museo “Il Correggio” e della Galleria Espositiva, mentre al secondo piano sono collocati gli archivi storici cittadini (Salone degli archivi) ed i fondi antichi della biblioteca (Salone della Capriate). L’elegante facciata in cotto, che prospetta sull’attuale Corso Cavour (già Piazza Castello), chiusa ai lati da due paraste marmoree con in cima scudi a testa di cavallo con gli stemmi dei da Correggio, è caratterizzata al centro dal portale istoriato, uno dei più splendidi del Rinascimento emiliano. In esso sono richiamati gli stili ferraresi e lombardo-veneti e viene dispiegato un raffinato repertorio di temi e di espressioni plastiche (mascheroni, elmi, armi, animali, cespi di frutta, tutti squisitamente e minuziosamente raccordati) tipico della cultura delle grottesche.
Nelle candelabre esterne è scandito il motto Amicis (in quella di sinistra) et Fidei (in quella di destra) probabilmente ispirato da Nicolò da Correggio. Nel fregio dell’architrave vengono intercalati simmetricamente i grifi a ghirlande e crateri, mentre i due animali centrali reggono lo stemma quattrocentesco della casata. Il maestro del portale, di cui ancora non si conosce l’identità, è forse da ricercare nell’area culturale dei Lombardo.
Nell’atrio di ingresso, con copertura a botte e lunette su capitelli pensili, si affacciano due porte che immettono simmetricamente nelle due ali attraverso la successione di stanze adiacenti. La Sala dei putti (a sinistra) è decorata da un fregio con corteo di Amorini e lunette con figure allegoriche, che riecheggia motivi correggeschi della Camera di S. Paolo e si rifà all’opera di un’ incisore romano cinquecentesco noto come il “Maestro del dado”. Nella sala adiacente (Sala Conferenze “Arrigo Recordati”), che, come le altre del piano terra, ha una volta ribassata con unghie perimetrali e peducci di pietra alle pareti di risalto decorativo, emergono i lacerti di un fregio del secolo XVI con scritte recanti i fasti della Casata.
Nel cortile sono poste due vere da pozzo di cui quella originale del palazzo, scolpita in forme ancora gotiche è situata nell’angolo ad est (di fronte rispetto a chi entra). L’altra, collocata simmetricamente nell’angolo opposto e vicino all’ingresso, proviene dalla Piazza delle Erbe (attuale Piazza Garibaldi) e venne fatta eseguire dal conte Gilberto X da Correggio di cui reca lo stemma e la sigla GI[bertus].CO[mes].1507. Un superbo leone funerario in pietra d’Istria, pezzo frammentario di un monumentale complesso tombale romano rinvenuto nel territorio correggese nel XVII secolo, costituisce l’anticipazione del percorso museale. Il modellato e i caratteri paleografici dell’iscrizione in maiuscola romana posta sul basamento (G.Fuficius Hilario, nome del personaggio sepolto), portano a datare l’opera all’età di Giulio-Claudio (sec.I-II d.c.).
Salendo lo scalone principale del lato sud, soffittato a voltini, si accede alle sale del piano nobile. Come per l’ingresso principale del palazzo, anche qui un elegante portale d’entrata con architrave finemente decorata introduce agli ambienti. La distribuzione degli spazi originari, secondo la tipologia della dimora signorile quattro-cinquecentesca, si articola in un grande salone centrale affiancato, ai lati, da due sale che fanno da testate alle ali del fabbricato. Il salone risulta pesantemente ridimensionato rispetto all’originario ambiente: tra Seicento e Settecento, infatti, venne dimezzato nel senso dell’altezza e della larghezza da una parete e da un soffitto, per le mutate esigenze di spazi connesse alle nuove funzioni del Palazzo stesso, sede del Governatorato Estense. La Sala del camino esprime la cultura figurativa nella corte correggese assai bene inserita nel circuito delle corti padane. Il soffitto a cassettoni, con rosoni dorati al centro dei lacunari e rosette agli angoli e sugli incroci delle travi, richiama il clima culturale ferrarese e in particolare i soffitti del palazzo di Ludovico il Moro. La raffinata decorazione dei cassettoni è a motivi zoomorfi e fitomorfi su fondo azzurro eseguiti con stesura fluidissima. Il fregio sottostante, cosiddetto del Nettuno, di complesso significato allegorico, dispiega su fondo blu una sequenza monocroma di naiadi, tritoni, faunetti e maghi e volute terminali di teste di giovani coppie contrapposte.
Assai bello il repertorio degli strumenti ad arco e degli strumenti a fiato suonati dalle naiadi. Al centro della parete est è dipinto lo stemma composito da Correggio – da Brandeburgo. Nel fregio sono inserite quattro tavolette pensili di cui una reca la data del 1508, che è ritenuto l’anno di compimento del Palazzo, quantomeno di quest’ala. Le sigle che figurano sulle altre sono di incerta interpretazione. Anche il camino, con il fregio a bassorilievo, che riprende il tema dei grifi scolpiti sul portale, e con le sue mensole d’appoggio richiama i modelli ferraresi esistenti nel Palazzo dei Diamanti. Al centro del fregio è scolpita la correggia, uno degli attributi araldici della famiglia.
Al secondo piano del Palazzo spiccano, per l’imponenza delle dimensioni e la preziosità delle raccolte ivi conservate, il Salone delle Capriate (così detto per l’antico sistema di copertura), con i fondi antichi della Biblioteca Comunale ed il Salone degli archivi, con i fondi degli archivi storici cittadini.
Ultimo aggiornamento
1 Luglio 2023, 16:38