Zanichelli Franco
Cenni biografici
Franco Zanichelli è nato a Correggio il 18 marzo 1913 dove ha vissuto e lavorato. Ha compiuto gli studi artistici presso l’Istituto d’Arte “A. Venturi” di Modena sotto la guida del pittore Camillo Verno e di Arcangelo Salvarani, noto acquarellista.
Abilitato all’insegnamento del Disegno nelle Scuole Medie Superiori, nel 1950 vince la cattedra al Liceo Scientifico di Carpi che terrà fino al pensionamento.
Nonostante la scuola lo impegni e in essa profonda a pieno tempo la sua apprezzata attività didattica, trova modo di dedicarsi a molteplici attività artistiche.
Si dedica al ritratto, dipinge paesaggi e nature morte servendosi di varie tecniche dall’olio al pastello, alla tempera, all’acquerello.
Si cimenta in altri campi e particolarmente nella decorazione pittorica murale. Esegue molti studi per la decorazione di Chiese locali (S. Martino Piccolo), edifici privati (Istituto Bellelli) e per il palazzo Contarelli (ex casa del fascio), oltre ad un dipinto murale nella cappella delle Sorelle minori Cappuccine di Jano di Scandiano.
In collaborazione con Riccardo Finzi progetta e disegna l’artistico Santuario, in stile romanico matildico, dedicato alla Vergine Maria di Pieve S. Vincenzo di Ramiseto. Non trascura altre attività come il disegno illustrativo e pubblicitario nonché l’architettura e l’arredamento. Disegna copertine di libri e su commissione dell’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo esegue, a colori, una serie di quaderni editi nel 1938.
Realizza per ditte locali ed estere motivi pubblicitari e marchi di fabbrica (Recordati, Oris, Neri di Zurigo).
Disegna per amatori locali e collezionisti modenesi interessanti e originali ex libris. Fra questi va segnalato quello pubblicato sulla rivista “16 ex libris” della collana B.N.E.L. edita da Bianco e Nero nel 1948.
Non trascura la sua città natale che riproduce utilizzando tecniche diverse.
Assai interessante e notevole la sua attività nel campo del restauro di edifici pubblici e privati (il Teatro Comunale “B. Asioli”, villa ex Sinigaglia, il Convento di S. Chiara). Restaura soffitti e pitture murali eseguiti nel’700 e nell’ ‘800 in vari palazzi di Correggio (tra cui Palazzo Guzzoni ora Manzini).
Ritrattista di intensa espressione e dignità umana esegue su commissione penetranti ritratti.
Per la sua personalità schiva e modesta non ha cercato di allestire mostre personali, ha partecipato solamente a poche mostre collettive.
Dedicatosi principalmente alla pittura ha dimostrato negli anni una sensibilità particolare e accentuata all’acquarello.
Muore a Correggio l’ 8 gennaio 1989.
Franco Zanichelli e Gidaldo Bassi.
Il pittore e il fotografo.
Come molti artisti del passato si erano serviti del prodotto fotografico, anche Zanichelli guarda alla serie di vedute correggesi che il fotografo Gildaldo Bassi (1852-1932) aveva eseguito nel 1880 e raccolto in un album in occasione dell’inaugurazione del monumento al Correggio a Vincenzo Vela.
Come Bassi, anche Zanichelli mira a raccogliere un preziosa documentazione urbana, di costume, di arredo, corredando la rappresentazione del suo modo peculiare di guardare la realtà.
I suoi acquerelli mirano a riscattare l’iconografia di Bassi da una staticità quasi immutabile, della monocromia triste dei luoghi spesso deserti, dal connotato di denuncia sociale.
Egli personalizza i caratteri della piccola capitale umanistica feudale agghindandola di colori delicati e soffusi in ricerca di una luminosità antica. Non c’è violenza di tratto, gli effetti scenografici sono assorbiti dai colori tenui degli edifici che richiamano una permanente armonia, la città è ancora fresca e vive il suo passato sotto un cielo azzurrino appena smussato da venature di violetto verso l’orizzonte.
Pare che il pittore voglia inserire la città in una storia da cui è stata abbandonata per rincorrere un materialismo soddisfatto e ottuso. Egli cerca di ingentilirla e mostrarcela con un ambito di dignità effondendole un respiro di civiltà connotato a una quotidianità normale nella quale si incontrano e si mescolano alla gente comune, la gente di mestiere, i possidenti, la piccola borghesia, i signori locali, l’eleganza frammischiata al disadorno e all’umile.
L’arco di tempo che Zanichelli ha considerato per le sue tavole può essere collocato tra la fine dell’800 e ai primi anni del ‘900.
Le sue vedute mozzafiato di una piccola città di provincia, tranquilla ma non sonnolenta in cui circolano le notizie e arrivano gli echi di fatti ed eventi anche lontani e in cui la vita doveva essere più gioiosa di quella di oggi.
Non c’è smagamento sentimentale, cuore nella mano, la retrospettiva non si è trasformata in oleografia, gli aspetti formativi e documentari prevaricano e offrono piacevoli suggestioni e occasioni di confronto con la realtà odierna.
L’artista di oggi, pur tenendo conto della impostazione visiva del fotografo di ieri, non l’ha ricalcata ma ci ha consegnato la sua interpretazione del “come eravamo”, altrettanto significativa perchè ricca di umori diversi.
Non si può ignorare che egli attinge anche ad altre fonti di una consistenza più pregnante. La sua memoria, anzitutto, e inoltre le ricognizioni e gli studi suoi luoghi per ricostruirne edifici scomparsi o addirittura per “correggere” il fotografo forzando gli scorci e le prospettive per accorpare elementi interessanti o inserire in certe visioni d’insieme monumenti significativi.
Zanichelli è perfettamente cosciente che la sua cittadina non esiste più in nessuna carta geografica e che per ritrovarla idealmente occorrerebbe andare a ripescare certe pagine di Ortensio Lando se non dell’Aretino che l’aveva definita, a ragione o per interesse, un <<paradisetto terrestre>>. L’atmosfera di affabilità visiva e il gustoso descrittivismo sono dunque gli ingredienti della provincia di Zanichelli: la sua città non è deserta, il centro è animato, la gente discorre e le architetture armonizzano gli esseri umani.