Ferrari Giulio
Reggio Emilia, 1858 - Roma, 1934
Giulio Ferrari nacque a Reggio Emilia il 31 agosto 1858 da Antonio e Marianna Sidoli, appartenenti a due note e stimate famiglie della città emiliana. Compiuti gli studi liceali si iscrisse alla facoltà di medicina dell’università di Modena ma, passato appena un anno, decise di intraprendere gli studi artistici. Dopo un iniziale e breve alunnato presso l’atelier del pittore reggiano G. Fontanesi, nell’aprile del 1878 si iscrisse all’istituto di belle arti di Firenze, dove frequentò il corso di “figura comune” sotto la guida del maestro U. De Matteis.
Sebbene abbia poi intrapreso la strada degli studi storico-artistici e dell’insegnamento, il F. è anche noto per alcuni dipinti che realizzò negli ultimi due decenni del XIX secolo. Rientrato a Reggio Emilia, nel 1882 dipinse il Martirio di s. Eustachio per uno degli altari dell’oratorio del Crocefisso, dove si conserva anche il dipinto La scomunica, presentato nel 1888 all’Esposizione di Bologna (ripr. in L‘Italia centrale, 22 apr. 1888). Prese parte all’Esposizione artistica che si tenne nel 1884 nella sala del ridotto del teatro Comunale (Mostra di G. Tirelli, catal., a cura di E. Monducci, Reggio Emilia 1982, pp. n.n.): gli erano accanto, tra gli altri, G. Tirelli, al quale dedicherà un articolo apparso su L‘Italia centrale del 13 gennaio 1901, oltre a C. Manicardi e G. Montanari, insieme con i quali, unitamente con A. Lugli, nel 1885 eseguì la decorazione della cupola della chiesa di S. Prospero, dove fu raffigurato S. Prospero in gloria. Nel 1898, inoltre, a Correggio dipinse la volta del ricostruito teatro Bonifazio Asioli. Appartengono invece alle sua tarda attività le decorazioni che eseguì nell’oratorio di Musignano, in provincia di Viterbo (Serafini, 1920, pp. 115, 168 s., 173).
Nel 1894 pubblicò su L‘Italia centrale (18 giugno) un saggio sul duomo di Reggio Emilia, per studiare il quale realizzò anche disegni, con rilievi della facciata, oggi conservati nella galleria “A. Fontanesi” del locale Museo civico; a questo primo scritto fecero seguito La cattedrale di Reggio Emilia (in Rassegna d‘arte, IV [1904], pp. 129-133, 165 ss.) e Le vicissitudini della cattedrale di Reggio (in Atti e mem. della Deputazione di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 5, VII [1913], pp. XXXVIII s.). Dal 1891, intanto, il F. aveva cominciato ad insegnare presso l’istituto d’arte di Modena, iniziando una carriera che lo portò, avendo vinto un concorso, ad insegnare disegno alle scuole normali di Foggia per poi approdare, nel 1897, a quelle di Piazza Armerina, da dove, due anni dopo, fu trasferito a Piacenza.
Nella città emiliana, della quale pubblicò una guida artistica edita nel 1931 a Bergamo, il F. fu molto attivo: nel 1902 fece parte del comitato organizzatore della Mostra d’arte sacra (Arisi, 1964, p. 20), allestita in vista dell’apertura del Museo civico, che venne, infatti, inaugurato l’anno successivo. Del Museo, di cui fu tra i fondatori, studiò le opere e pubblicò un saggio: Il Botticelli e l‘Antonello da Messina nel Museo civico di Piacenza (Milano 1903).
Nel 1902 l’editore Hoepli di Milano diede alle stampe La scenografia. Cenni storici. Dall‘evo classico ai nostri giorni, libro nel quale il F. mise a frutto l’esperienza che si era fatto, unico suo lavoro in questo campo, come collaboratore di C. Cervi per l’allestimento di alcune scene di spettacoli tenutisi al teatro Municipale di Reggio Emilia (De Angelis, 1938). Come accadrà per altri prodotti editoriali da lui firmati, anche in questo caso, mettendo a disposizione della speculazione teorica e dell’indagine storica le sue capacità tecniche e grafiche, disegnò le 57 illustrazioni che corredano il volume (gli originali di alcune di esse furono poi donati al Museo artistico industriale di Roma e al Civico di Reggio Emilia: ibid.); su sue invenzioni furono inoltre realizzate le 30 tavole a colori del libro Scenografia, diversi soggetti fantastici, edito nel 1931 a Torino.
Nel 1904 videro fa luce a Milano le sue Visioni italiche, nelle quali raccolse scritti e disegni giovanili legati soprattutto alle vicende e ai luoghi di Reggio Emilia. Nel maggio dell’anno seguente venne nominato a Roma direttore del Museo artistico industriale di cui era stato membro del consiglio direttivo dal 1880 al 1899, e prese subito a riordinare le raccolte pubblicandone una breve guida (Catalogo delle collezioni…, Roma 1906). Fu anche docente di storia dell’arte alle scuole annesse al Museo artistico industriale. Nel 1918 fu nominato accademico d’onore dell’Accademia romana di S. Luca; nel 1927 passò per pochi mesi al Museo artistico industriale di Napoli.
Diretta emanazione dell’esperienza che il’F. svolse per più di un ventennio a Roma – oltre al Programma di un museo officina gessi per l‘arte italiana (Roma 1923), scritto pensando proprio alle esigenze del Museo artistico industriale – sono i volumi sulle arti minori e sulla loro applicazione nell’architettura; uscirono, per i tipi milanesi di Hoepli, libri dedicati all’impiego del ferro (1909), del legno e dello stucco (1910) nell’arte italiana; lo stesso editore pubblicò nel 1917 La tomba nell‘arte italiana, un emporium delle arti applicate illustrato da 1200 immagini, nel 1925 L‘architettura rusticana nell‘arte italiana e, tre anni dopo, La terracotta e i pavimenti in laterizio nell‘arte italiana.
Nel 1928 venne conferito al F. l’insegnamento di decorazione pittorica nella Scuola superiore d’architettura di Roma, diretta da G. Giovannoni. Nella solita preziosa veste editoriale, ricca di 180 tavole riproducenti acquarelli, nel 1932 pubblicò a Torino i quattro volumi su Gli stili nella forma e nel colore. Rassegna di arte antica e moderna di tutti i paesi.
Il F. morì a Roma il 13 genn. 1934.