Donnini Girolamo
Reggio Emilia, 1681 - Bologna, 1743
Figlio di Ottaviano e di Euleria (o Laura) Capretti, nacque a Correggio (Reggio Emilia) il 6 apr. 1681. Prima e principale fonte d’informazione è l’Orlandi, che nella seconda edizione del suo Abecedario pittorico (1719) inserì una breve biografia del pittore, ancora vivente, ripresa poi e ampliata dall’Oretti (1760 ss.), dal Crespi (1769) e dal Tiraboschi (1786). La ricostruzione critica è stata avviata in tempi relativamente recenti da R. Roli (1977) e da M. F. Rinaldi (1979).
Dopo un primo apprendistato presso lo zio materno Giuseppe Capretti, nel 1698 il D., appena diciassettenne, si recò a Modena, nella bottega di Fr. Stringa (Bigi, 1872), ma nel 1700 era probabilmente già a Bologna, dove frequentò per nove anni la scuola di Giovan Gioseffò Dal Sole (Orlandi, 1719), esercitandosi contemporaneamente “a ricopiare in disegno, ed in pittura più volte le opere insigni della chiesa di S. Maria della Pietà e poi nel chiostro di S. Michele in Bosco” (Crespi, 1769), palestra dei carracceschi. Alla morte del conte Lucatelli, suo protettore, passò a Forlì, dove rimase con Carlo Cignani per tre anni, fino al 1712 circa (Orlandi, 1719); un documento notarile ne attesta la presenza nella città nel 1710 (Rinaldi, 1979). Un successivo viaggio a Roma ne completò la formazione.
Il rientro a Bologna dovette segnare la definitiva autonomia come maestro in proprio del D., ormai trentenne, che aprì una scuola di pittura. La sua presenza costante nella città sembra tuttavia contraddetta dalla mancanza della biografia nella Storia dell’Accademia Clementina (1739) di G. P. Zanotti e di sue opere pubbliche in Bologna, ad eccezione della pala di S. Maria di Galliera. A Bologna, comunque, nel 1718 sposò, probabilmente in seconde nozze, Alessandra Carla Nannini, vedova Ferni, ed eseguì la maggior parte delle sue opere, anche di grande formato, che inviò nella provincia emiliana, nelle Marche e anche più lontano, a Bergamo, a Torino, a Tivoli.
La ricostruzione dell’iter artistico del D. non è agevole per la mancanza di dati certi per i primi vent’anni della sua attività. Perdute le quattro tele con S. Caterina, S. Agnese, Davide e Mosè dipinte per Correggio nel 1703-04 (Pungileoni, 1830), il primo riferimento cronologico sicuro è fornito dalla Madonna che dona il rosario a s. Domenico e s. Caterina da Siena, eseguita nel 1722 dall’artista non più giovanissimo per la chiesa parrocchiale di S. Martino di Correggio (Rinaldi, 1979, p. 33), opera che testimonia come le componenti culturali derivate dallo Stringa e dal Dal Sole – avviati l’uno e l’altro nella fase tarda della loro attività verso forme di levigata e composta bellezza – abbiano trovato naturale completamento nella poetica classicistica del Cignani.
A questo composito classicismo, alla cui formazione concorsero, oltre ai maestri citati dalle fonti, anche gli esiti puristi di M. A. Franceschini – il maggior interprete e continuatore del Cignani – e le lucide e meditate accademie di D. Creti, il D. si mantenne sostanzialmente fedele lungo tutto il. suo percorso, lento e univoco.
Dovrebbero precedere il 1722 le tre pale con la Madonna col Bambino e s. Francesco di Paola, la Madonna col Bambino e s. Luigi Gonzaga, entrambe nella chiesa di S. Quirino a Correggio, e la Pietà dell’ospedale di S. Sebastiano, pure a Correggio, in cui sono più scoperti i riferimenti allo Stringa e soprattutto al Dal Sole.
A solamente dal terzo decennio che si può contare su riferimenti cronologici: per il S. Giuseppe istruito dall’angelo della chiesa del Corpus Domini di Torino, collocato su un altare rinnovato dallo Juvarra nel 1721, come attesta una lapide (cfr. anche S. Boscarino, Juvarra architetto, Roma 1973, p. 395), e le due tele laterali con lo Sposalizio e il Transito. Documentati nel 1728-29 sono alcuni Fatti di s. Filippo Neri, eseguiti per la chiesa di S. Filippo a Reggio Emilia in collaborazione con il dalsoliano Giacomo Pavia (Rinaldi, 1979, p. 36); spettano al D. S. Filippo in estasi nelle catacombe e S. Filippo guarisce un’ossessa (se ne conservano i bozzetti nella Galleria Fontanesi della stessa città; Pirondini, 1977), ancora strettamente cignaneschi nella struttura compositiva e nella raffinatezza cromatica. Contrariamente a quanto asserito finora (Roli, 1977; Rinaldi, 1979) è da collocarsi anteriormente al 1728, data di morte del committente mons. Antonio Fonseca vescovo di Tivoli, l’esecuzione della pala per una chiesa di Tivoli (non identificata), che procurò al pittore la nomina a cavaliere dello Speron d’oro. La tela, esposta con gran successo a Bologna nella chiesa di S. Domenico prima della spedizione, fruttò probabilmente al D. la commissione della Madonna col Bambino e s. Antonio per la chiesa della Madonna di Galliera, già citata (Pungileoni, 1810).
Confermano il progressivo estendersi della rinomanza dell’artista, e conseguentemente della sua arca di lavoro, l’incarico di stimare la galleria dei conti di Novellara, affidatogli nel 1730 dall’ultimo duca di Massa (Setti, 1840 c.) e l’infittirsi delle commissioni. Nel 1735 dipinse una Deposizione (perduta) per la chiesa dell’ospedale Maggiore di Bergamo (Pinetti, 1931); nello stesso anno, Gesù Bambino con i ss. Giuseppe e Francesco di Paola per la parrocchiale di Fabbrico (Davolio Marani, 1897) e l’Assunta con i ss. Michele, Quirino e Romano per la chiesa di S. Quirino di Correggio (Pungileoni, 1830), in cui il D. si dimostrava in grado di risalire, tramite il Cignani e il Dal Sole, alla trafizione reniana della grande pala d’altare. Rimanda al classicismo del Reni anche la solenne Visitazione della chiesa di S. Giuliano a Pescia, illuminata a tratti da iridescenze madreperlacee, mentre si può cogliere un vago riferimento, puramente iconografico, alla Pietà di G. M. Crespi di Guastalla nella Pietà con i ss. Agostino, Filippo e Pellegrino per la chiesa di S. Ulderico di Rimini (ora presso gli Enti ospedalieri riuniti).
Probabilmente nel corso del quarto decennio, aderendo alle mode profane ed erudite del tempo, il D. eseguì anche la decorazione di una sala del palazzo Pallavicini di Parma.
Disperse le Storie dell’Eneide e le Storie della Gerusalemme liberata e distrutti alcuni medaglioni a fresco (Scarabelli Zunti, sec. XIX), rimangono ancora in loco quattro sovrapporte con la Fuga di Enea da Troia, la Fuga di Ifigenia dal tempio di Artemide, Medea e Giasone, Diomede svela la finta pazzia di Ulisse e altre tele di soggetto allegorico e mitologico, in cui emergono più che mai, espliciti anche nell’intonazione cromatica, i riferimenti a celebrare invenzioni del Cignani, in particolar modo agli affreschi del parmense palazzo del Giardino.
Di origine imprecisata sono quattro ovali con l’Infanzia di Giove, Euridice morsa dal serpente, la Nascita di Adone (Reggio Emilia, coll. privata) e la Morte di Adone (ibid., Banca agricola commerciale), forse le più apprezzate tele di argomento mitologico del D., che le replicò più volte (Rinaldi, 1979, p. 41). La datazione entro il quarto decennio trova una conferma indiretta dalla presenza nella serie, verosimilmente coeva, di palazzo Tozzoni di Imola (in cui l’Infanzia di Giove è sostituita da Cerere e Bacco) di un collaboratore, individuabile quasi sicuramente in Giuseppe Righini (Mazza, 1981), l’allievo imolese che lavorò accanto al D. nella chiesa del Carmine di Imola, proprio nel quarto decennio.
La Visitazione di s. Elisabetta eseguita nel 1742 per la chiesa di S. Giuseppe di Correggio, ora nel Museo comunale (dove si conserva anche il bozzetto), e la Sacra Famiglia con i ss. Rocco e Ulderico della chiesa di S. Ulderico di Parma – che si possono ritenere conclusive dell’attività dell’artista, spentosi all’inizio dell’anno successivo – riconfermano la sua fedeltà agli insegnamenti del Cignani. Come il maestro, egli guardava ancora al Maratta, scomparso ormai da quasi trent’anni, e per il suo tramite approdava ancora una volta alla tradizione emiliana: al Reni, all’Albani, ai Carracci, risalendo fino al Correggio.
Morì a Bologna il 23 genn. 1743.
Altre opere: Bagnacavallo (Ravenna): chiesa parrocchiale, Compianto sul Cristo morto (perduto). Bologna: Istituto S. Dorotea, Natività della Vergine; coll. Venturi Collina, Allegoria (l’Estate?); coll. Castaldi, Achille fanciullo consegnato al centauro Chirone. Correggio (Reggio Emilia): chiesa di S. Giusepppe Calasanzio, S. Antonio da Padova, S. Luigi Gonzaga. Faenza (Ravenna): Pinacoteca vescovile, Madonna con i ss. Domenico e Caterina da Siena (bozzetto). Fano (Pesaro): Museo Malatestiano, S. Francesco in estasi (già in S. Francesco). Imola: Museo vescovile, Madonna col Bambino e s. Teresa (bozzetto); chiesa di S. Maria del Carmine, Fatto del profeta Elia (con la collaborazione di Giuseppe Righini). Macerata: chiesa di S. Filippo al Corso, Natività della Vergine. Magreta (Modena): oratorio dei Ss. Faustino e Giovita, Immacolata. Mantova: palazzo ducale, Madonna col Bambino e s. Teresa. Minerbio (Bologna): chiesa di S. Giovanni, S. Vincenzo Ferreri guarisce un infermo. Rimini: chiesa di S. Francesco, S. Antonio da Padova col Bambino Gesù (perduto). Senigallia (Ancona): chiesa di S. Martino (già dell’Ordine dei servi), I sette santi fondatori; chiesa dell’Immacolata Concezione (già dei filippini), S. Filippo Neri resuscita il figlio del principe Massimo.
Resta problematica l’attribuzione di alcune pale faentine, quali il Noli me tangere del convento di S. Domenico, la Madonna con i ss. Teresa e Giovanni dalla Croce della chiesa del Carmine, la Carità di s. Omobono e i Ss. Marino e Venanzio della chiesa di S. Antonio, riferite al D. dall’Oretti (1777) e al suo allievo Francesco Bosi, non altrimenti noto, dal Lanzi (1809; ma v. nota a p. 288); pur presentando notevoli analogie col D. appaiono più deboli e sommarie nell’esecuzione e più leziose nelle tipologie e potrebbero essere opere della sua scuola, che contò numerosi allievi.
Fonti e Bibl.: P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1719, p. 257; I. Zanelli, Vita del gran pittore… Cignani, Bologna 1722, p. 60; C. F. Marcheselli, Pitture di Rimino [1754], a cura di P. G. Pasini, Bologna 1972, pp. 59, 65 s., 252, 264; G. C. Malvasia, Le pitture di Bologna, Bologna 1755, p. 52; A. Pasta, Le pitture notabili di Bergamo, Bergamo 1755, p. 103; Bologna, Bibl. comun. dell’Archiginnasio, Mss. B. 125: M. Oretti, Notizie de’ professori del disegno … [1760 ss.], III, pp. 522-26; Ibid., Mss. B. 131: Id., Notizie…, IX, p. 153; L. Crespi, Vite de’ pittori bolognesi, Roma 1769, pp. 189 s.; I. Ansaldi, Descrizione delle sculture, pitture ed architetture della città e sobborghi di Pescia nella Toscana, Bologna 1772, p. 15; F. Bartoli, Notizia sulle pitture, sculture … di tutte le … città d’Italia…, I, Venezia 1776, pp. 6, 14 s.; Bologna, Bibl. comunale dell’Archiginnasio, Mss. misc. B 165/II: M. Oretti, Pitture della città di Faenza 1777, pp. 13, 15 s.; Ibid.: Id., Le pitture della città d’Imola 1777, p. 12; Ibid.: Id., Le pitture della città di Rimino descritte … l’anno 1777, pp. 5, 16; P. Donati, Nuova descriz. della città di Parma, Parma 1780, p. 76; Istoria di Pescia, Pescia 1784, p. 362; G. Tiraboschi, Notizie di pittori, scultori, incisori … di Modena, Modena 1786, pp. 196 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1809], a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, pp. 128 s.; L. Pungileoni, Alcuni cenni sul pittore G. D., in Giorn. arcadico di scienze, lettere ed arti, XI-VIII (1830), pp. 350–61; Correggio, Bibl. comunale, Mss. 25: E. Setti, Biografie di illustri correggesi [1840 c.] III, pp. 357-69; G. Campori, Artisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, pp. 152, 446; L. Tonini, Guida del forestiere nella città di Rimini, Rimini 1864, pp. 26, 86 s.; Q. Bigi, Di G. D., in Atti e mem d. RR. Deput. di storia patria per le provv. modenesi e parmensi, VI (1872), pp. 427-32; B. Davolio Marani, Storia di Fabbrico, Modena 1897, p. 127; Parma, Sovrintendenza alle Gallerie, Mss. 105: E. Scarabelli Zunti [sec. XIX], Documenti e mem. di belle arti parmigiane, ms. VI [1651-1700], p. 95; Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, I, A. Pinetti, Provincia di Bergamo, Roma 1931, p. 99; III, Provincia di Parma, Roma 1934, p. 107; C. Ravaioli, Pittori dell’età barocca a Rimini, in Libertas perpetua, XXIV (1941), I, p. 57; R. Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, Roma 1945, p. 116; R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoifigli, Reggio Emilia 1968, pp. 145, 161, 163, 174, 262 s.; M. Pirondini, in La Galleria Fontanesi. I dipinti, Reggio Emilia 1977, pp. 63 s., 70; R. Roli, Pittura bolognese 1650-1800…, Bologna 1977, pp. 99, 134, 137, 255 s; G. Bonsanti, Restauri fra Modena e Reggio, Modena 1978, pp. 56 s.; F. Rinaldi, G. D…. (catal.), Reggio Emilia 1979 (con bibl. e numerose fotogr.); Id., G. D., un “minore” della scuola bolognese del 1700, in IlCarrobbio, V (1979), pp. 373-86; L’arte del Settecento emiliano. La pittura (catal.), Bologna 1979, pp. 44, 75 ss.; A. Mazza, La collezione di palazzo Tozzoni a Imola, Bologna 1981, pp. 28 ss.; L’arte degli Estensi. La pittura del Seicento e del Settecento a Modena e Reggio (catal.), Modena 1986, pp. 310 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 443.
[dalla voce Maria Angela Novelli in “Dizionario Biografico degli Italiani”, 41. Roma1992 – edizione on-line]