La Visitazione
Come scrive Federica Rinaldi, la pala “inizialmente collocata nella vecchia chiesa di S. Giuseppe, in seguito alla soppressione di questa ultima, ritornò alla famiglia Pungileoni, di cui era proprietà, per essere poi venduta al conte Michele Bolognesi. Fino al 1968 era ancora collocata nella chiesa di S. Sebastiano, sul secondo altare a sinistra, e al di sopra dell’altare si poteva leggere la seguente iscrizione: “Visitatio B.V.M. / Acques Hier. Donnini cor. /ex voto / Francisci Pungileoni / Canonici et jureconsulti / pix. An. 1742′. ”
L’opera è posteriore al viaggio romano del Donnini. Secondo la Rinaldi nelle ultime opere del pittore “il divario dalle tele precedenti si concretizza nel passaggio da un colorismo intenso e vivacemente chiaroscurato ad un tonalismo modulato su gamme più delicate e sfumate, e nel senso di ariosità che pervade la Visitazione, con un chiaro rinvio alle opere del Maratti maggiormente suggestionate dal Sacchi e dai veneti”. Negli anni di poco precedenti il Donnini aveva dipinto un’altra Visitazione (Pescia, Convento della Visitazione), di analogo schema compositivo. Rispetto all’opera toscana, nella tela correggese il pittore schiarisce la tavolozza, immergendo le figure in un’atmosfera di maggiore limpidezza e assegnando maggiore spazio al cielo, grazie all’eliminazione degli angeli in volo. Nel quadro di Pescia era maggiormente accentuato il senso di dinamismo delle figure (la Madonna che sale il gradino, la santa Elisabetta che si piega in avanti), nella tela di Correggio i personaggi sono più statici, ma è privilegiata l’espressione dei sentimenti (si veda l’incrociarsi degli sguardi delle due donne). Nell’opera, oltre all’influenza, già rilevata dalla Rinaldi, di Andrea Sacchi e Carlo Maratti (di quest’ultimo si veda in particolare la Visitazione in Santa Maria della Pace a Roma), sono evidenti i ricordi alla Visitazione del Guercino, oggi a Rouen ma in origine nel duomo di Reggio Emilia: simili sono la presenza dell’edificio in scorcio sulla destra, l’incontro delle donne sui gradini, il san Giuseppe in secondo piano a sinistra, la porzione di paesaggio fra quest’ultimo e la Madonna. Nel volto del san Zaccaria, col turbante e la morbida barba, sono pure ravvisabili suggestioni dalle opere tarde del pittore centese (Ripudio di Agar di Brera, Milano, Seppellimento di Cristo di Chicago). [GPL]
Bibliografia: Arrivabene 1760, 1, p. 219; Oretti 1770-90 a, e. 526; Oretti 1770-90 b; Setti 1840, 111, e. 361; Pungileoni 1830, p. 353; Bigi 1873, p. 133; Bertolini 1930, p. 56; Finzi 1949, p. 48; Finzi 1968, p. 145; Ghidini 1976, p98, tavv. 56-57; Roli 1977, p. 255; Rinaldi 1979, pp. 27, 46, tav. 37; Roli 1990, p. 702.